Il piccolo e suggestivo borgo di Nureci si trova sulle pendici del Monte Majore nel confine settentrionale della Marmilla.
Nureci, ultimo paese della provincia di Oristano, è racchiuso dai quattro paesi Genoni, Senis, Asuni e Laconi e la sua posizione strategica, al confine settentrionale della Marmilla, e il nome stesso, rivelano una possibile funzione del paese, in passato, di baluardo nei confronti delle invasioni barbaricine.
Nel centro abitato spiccano il palazzo baronale dei Touffani, numerosi edifici risalenti ai primi dell’ottocento con i tipici portali, architravi, balconi che meritano di essere custoditi proprio per la loro bellezza e antichità, vecchie case contadine e un vecchio tipico quartiere.
Per rendere più caratteristico il paese, pochi anni fa, le strade del centro storico sono state ricostruite in ciottolato, contornandole di piazze e abbellendo il tutto con fontane e pregevoli murales.
Siddi è un piccolo Comune, di 659 abitanti, in provincia del Sud Sardegna, appartiene alla sub regione storica della Marmilla. Il paese sorge al confine tra la provincia di Oristano e quella del Sud Sardegna a un’altitudine di 184 metri sul livello del mare.
La Tomba di giganti Sa Domu ‘e S’Orku a Siddi è uno dei monumenti nuragici meglio conservati in Sardegna. Si tratta di uno straordinario esempio di architettura funeraria (Bronzo Medio 1500-1300 a. C. circa).
Il monumento sorge sul piccolo altopiano basaltico di “Su Pranu”, vicino al nuraghe complesso “Conca Sa Cresia”. È edificato sopra un rialzo del terreno ed è costituito da blocchi di basalto di medie dimensioni. Al suo interno era presente la camera funeraria che secondo le ipotesi poteva contenere fino a trecento deposizioni. Sono rimasti alcuni frammenti come un letto di piccoli ciottoli, sul quale giacevano i resti frammentari dei corredi funerari costituiti prevalentemente da reperti ceramici attribuibili al Bronzo Medio (XVI secolo a.C.). Purtroppo non sono stati ritrovati frammenti ossei.
Il sito è visitabile liberamente, tuttavia si possono prenotare delle escursioni guidate.
Pau è un piccolo Comune di 275 abitanti in provincia di Oristano nell’alta Marmilla, che sorge a 300 metri d’altezza sul versante occidentale del Monte Arci, il più grande giacimento sardo di ossidiana. Il territorio è fertile e ricco di corsi d’acqua, dove si coltivano cereali, legumi, frutteti e vigneti. Inoltre i sentieri in campagna sono ricchi di lecci, roverelle e macchia mediterranea, popolati da cervi e daini (reintrodotti) e sorvolati da rari rapaci. Tra questi il più noto è il sentiero corvino (nero), ripido e con grandi cumuli di ossidiana.
Il Museo dell’Ossidiana di Pau è stato realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Cagliari e il Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna. È stato inaugurato nel 201. Si tratta dell’unica struttura museale monotematica in Europa dedicata all’ossidiana ed è strutturato in quattro sale:
“Materie prime litiche del Monte Arci”, “Ossidiana e sue caratteristiche”, “L’ossidiana del Monte Arci”, “Lavorazione della roccia preistorica”.
Oltre alle sale è presente un loggiato e un cortile interno. Completa la visita al Museo una rete di sentieri che permette di attraversare rigogliosi boschi di querce e di apprezzare le caratteristiche ambientali e paesaggistiche dello stesso Monte Arci.
Sono disponibili delle visite guidate con l’aiuto di un archeologo, sia per i turisti che per gli alunni delle scuole.
Passeggiata lungo il percorso di UN BOSCO DA FIABA, nel Parco dell’ossidiana, animato dalle nuove installazioni di Arte in Natura e dalla presenza di un lupo, del suo cuore in gola, di un cacciatore disorientato e di una bambina in rosso, che emerge silenziosa dall’ombra (è richiesta la prenotazione);
Ortacesus è un piccolo centro della Trexenta (la terra del grano) che conta 881 abitanti, situato a poco più di 40 chilometri da Cagliari, al centro del sud Sardegna. Ortacesus è un Comune di grande tradizione agricola. Nell’Antichità fu uno dei granai di Roma e ancor oggi centro di produzione cerealicola (grano, frumento e mais).
La superficie si distende in un bassopiano a nord del Flumini Mannu e, insieme a tre torrenti artificiali che ne lambiscono l’abitato, da sempre ha reso fertili le sue terre.
Il Museo del Grano di Ortacesus è stato inaugurato il 18 dicembre 2005 ed è diventato una delle strutture espositive che meglio documenta la vita contadina sarda tradizionale, in tutti i suoi aspetti, legata alla coltura e alla lavorazione del grano duro. Si trova una casa contadina del tipo “a corte” appartenuta alla famiglia Serra, in cui è stato allestito un museo dedicato interamente al grano. Il Museo vuole essere un contributo alla ricostruzione e alla conoscenza del lavoro contadino nell’area Trexentese, affrontando il tema del “ciclo” produttivo del grano nel recente passato, elemento portante della vita sociale di Ortacesus e della Trexenta. Il Museo è un’istituzione culturale attiva e propositiva e cerca di stimolare il recupero della memoria del passato finalizzandola al dialogo con la realtà del presente. In mostra ci sono vari oggetti, tra cui immagini fotografiche, disegni e nastri audiovisivi, discorsi scritti e orali, che ricompongono il mosaico dei vari ambienti di vita e di lavoro del piccolo universo contadino trexentese.
Pompu è un piccolo Comune della provincia di Oristano, che conta 256 abitanti, secondo l’ultima rilevazione Istat del 2017. Si trova nella regione dell’Alta Marmilla. Sorge a 147 metri sul livello del mare.
Fino al 1970 Pompu era frazione di Masullas. L’economia del paese è n prevalenza agro pastorale, con colture, cereali, vigneti, affiancata anche all’artigianato tradizionale.
Il museo “Casa del pane” di Pompu è dedicato alle tradizioni alimentari e gastronomiche attraverso un approccio multimediale, fortemente evocativo della vita passata e presente della comunità del paese e del suo territorio.
Si tratta di una casa museo con un percorso espositivo articolato lungo le stanze. Attraversa l’intero processo produttivo (macinatura, setacciatura, panificazione, conservazione) per giungere fino ad oggi e rilanciare la tradizione del fare il pane verso il futuro.
Il progetto sintetizza un’esperienza conoscitiva sulla tradizione del “pane” che va della coltivazione del grano fino alla panificazione attraverso un sapiente connubio di sovrapposizioni e di interazioni tra il mestiere tradizionale del “fare il pane” ed i nuovi mezzi di comunicazione video-digitale.
E possibile ammirarlo con delle visite guidate.
Lunamatrona è un Comune di 1.626 abitanti in provincia del Sud Sardegna a 56 chilometri da Cagliari.
Il paese sorge nella piana interna della Marmilla, è circondato dalle Giare di Siddi e Gesturi e dalle colline della Trexenta.
Il territorio di Lunamatrona vanta importanti testimonianze risalenti all’epoca prenuragica e nuragica.
L’origine del nome ha più interpretazioni: secondo alcuni avrebbe origine da Juno, Giunone, con l’attributo matrona, ma un’altra ipotesi lo farebbe derivare da luna, con il significato di Luna Regina.
La Chiesa di San Giovanni Battista di Lunamatrona è la parrocchiale del paese e al suo interno è custodito il cinquecentesco Retablo di Santa Maria, opera di Antioco Mainas. Si trova al centro del paese e la sua costruzione, in stile classicista con rivisitazioni secentesche, risale al XVI secolo. Nel 1630 il tempio diventa chiesa parrocchiale. La cupola è stata invece costruita nel 1803 insieme alla volta e nel secondo dopoguerra sono stati realizzati gli affreschi che ornano gli interni.
La chiesa è composta da un campanile elevato e sormontato da una piccola cupola, e a destra dalla torre dell’orologio, con un campanile a vela nella parte superiore. Ha in tutto 8 cappelle.
Il piccolo borgo di Masullas conta poco più di 1000 abitanti ed è racchiuso nel cuore della Marmilla. Sorge a 129 metri di altitudine a sud del Monte Arci. Il territorio di Masullas è ricco di colline verdi ed è caratterizzato da preziosi tesori minerari come l’ossidiana, oro nero della Sardegna. Il frutto simbolo del paese è il melograno. Il paese vanta tradizioni antiche tramandate nel tempo, bellezze naturali conservate e valorizzate, storia e archeologia. La storia di Masullas è legata e tre chiese. Due piccoli centri si erano sviluppati attorno alle chiese di San Leonardo e Santa Lucia. Con la costruzione della chiesa della Madonna delle Grazie i due si sono uniti formando l’attuale paese.
Il GeoMuseo MonteArci è una monumentale struttura monastica risalente alla metà del ‘600. È allestito nell’ex Convento dei Padri Cappuccini di Masullas. È un museo importante perché per la prima volta si è ricostruita la storia geologica della Sardegna.
Il GeoMuseo è dedicato al Monte Arci, ai suoi minerali e alle sue rocce, nelle quali è scritta una storia geologica antica e complessa, raccontata per mezzo di ricostruzioni paleoambientali e di numerosi reperti a partire da circa 20 milioni fino a 1,8 milioni di anni fa.
Si possono ammirare minerali e rocce di rara bellezza, come alcuni esemplari di fossili che raccontano forme di vita e ambienti esistititi nel passato in questo territorio, i minerali fluorescenti e i diorami, che riproducono l’attività del vulcano Arci.
Gonnosfanadiga è un centro di quasi settemila abitanti che si adagia ai piedi del granitico monte Linas, sorge in una delle terre emerse più antiche d’Europa (300 milioni di anni fa) con cime selvagge, profonde gole e pareti scoscese. Si trova in un parco naturale multiforme e incontaminato, che comprende anche il massiccio calcareo del Marganai, l’altopiano di Oridda e la rigogliosa foresta di Montimannu. Gonnosfanadiga è la città dell’olio d’oliva. Le altre produzioni d’eccellenza sono olive da mensa e pane tipico, carni e insaccati, miele e dolci, ortaggi e frutta.
A Gonnosfanadiga è possibile visitare il tempio a megaron di Spadula. Si trova a pochi chilometri dal Monte Linas, nel Campidano Occidentale. Il territorio fertile della pianura ne ha favorito l’insediamento umano fin dalla preistoria. Nell’area del tempio ci sono tantissimi resti archeologici, i più significativi di età nuragica. Sono stati rinvenuti vasi e un pozzo, forse con valenze sacre. In Sardegna ci sono diversi tempi a megaron, sono edifici sacri di età nuragica, databili tra il XII e il IX a.C. La forma ricorda strutture similari del Mediterraneo Orientale, in particolare all’interno dei palazzi micenei.
Il Comune di Genoni conta 798 abitanti e fa parte della provincia del Sud Sardegna, nella subregione del Sarcidano.
Il paese è dominato dal piccolo pianoro del colle di Santu Antine che si eleva sino all’altitudine di 590 metri sul livello del mare.
L’altopiano è di origine vulcanica e nel 1995 è stato proposto come sito di importanza comunitaria.
Genoni si trova sul territorio della Giara, questo è ricco di nuraghi e da una flora particolare che si adatta all’altitudine. La vegetazione è ricca di querce da sughero, lecci, mirto, roverella, cisto corbezzolo.
Ci sono diversi laghetti naturali e stagionali di raccolta dell’acqua piovana chiamati paulis. Il territorio è noto soprattutto per la presenza del cavallino della Giara. Ci sono circa seicento esemplari selvatici che furono inizialmente introdotti nell’isola dai Fenici.
Genoni ospita un centro di custodia degli animali curato da personale dell’Istituto di Incremento Ippico della Regione Sardegna.
Il Museo del Cavallino della Giara di Genoni raccoglie le testimonianze del paese.
Si concentra sulle realtà radicate nella memoria storica della popolazione. Queste sono conservate – nel museo – attraverso la cultura materiale, il lavoro, i racconti, l’ambiente.
Il museo racchiude la memoria storica di una comunità il cui percorso è accompagnato dalla presenza del cavallino della Giara, come un’ombra che la segue senza abbandonarla, che definisce i suoi contorni e segna il suo percorso.
Il museo è suddiviso in tre sezioni. La prima racchiude video interviste e micro storie che hanno dato vita al museo.
Nella seconda ci sono i disegni e le illustrazioni di Pia Valentinis.
L’altra sezione invece è quella del cavallo della Giara. Questa parte racchiude la storia, i video e le foto del cavallino della Giara. Sono esposte le foto del cavallo nelle varie fasi dell’anno solare, scandendo i diversi momenti, mettendo in evidenza quelli principali.
Il Comune di Gadoni sorge a 700 metri sul livello del mare, dominando dall’alto il Flumendosa che traccia i confini con i paesi vicini. Appartiene alla Comunità Montana Gennargentu – Mandrolisai.
Il territorio di Gadoni si estende per 4350 ettari. Il centro barbaricino ha una forte tradizione agricola e pastorale, la regione si distingue soprattutto per la presenza delle antiche miniere di rame che la rendono unica rispetto alla fisionomia storica ed economica di questa zona della Sardegna.
La chiesa Parrocchiale di Maria Vergine Assunta di Gadoni è un Lugo di culto sacro cattolico. Ed uno dei tanti santuari del paese barbaricino. E’ una chiesa romanica, ogni struttura di questo tipo appare come un luogo capace di svolgere contemporaneamente funzioni di controllo, vigilanza e difesa della fede. L’edificazione della chiesa risale al XIII secolo. La pianta a univa navata è stata ampliata nel 1303 con l’aggiunta di due navate laterali. Ci sono in tutto sei cappelle. La parte anteriore della chiesa ha un massiccio campanile in pietra a canna quadrata con una cupola dorata con croce e con quattro monofore semicircolari dove sono situate le campane. La struttura nel tempo ha subito diverse rielaborazioni ma abside e portale sono rimasti intatti.